L’Umbria e il vino, protagonista indiscusso delle festività natalizie

L’Umbria e il vino, protagonista indiscusso delle festività natalizie

Il Natale è proprio dietro l’angolo, ormai e mentre la vigilia scivola via tra gli ultimi acquisti, qualche biglietto ancora da scrivere e pietanze da preparare, il Natale dilata i tempi e ci invita a rallentare e rilassarci. 

Un giorno che noi italiani trascorriamo prevalentemente a tavola, rinnovando ogni anno i piatti della tradizione che vengono serviti assieme a calici di ottimo vino. Il vino, che oggi accompagna la maggior parte dei piatti delle tradizioni natalizie italiane, ha una storia antichissima. In Umbria - e Sellano non fa eccezione - è legata a quella della vite maritata, un tipo di coltivazione importato dall'antica Grecia.

 

L'Arbustum "vitatum" o vinea

Un’usanza, quella del vino, che arriva da molto lontano. Antiche testimonianze hanno confermato che già al tempo degli etruschi in Italia veniva preparata una bevanda molto simile spremendo uve selvatiche. Successivamente, sono stati i greci e i romani ad aver sviluppato una vera e propria cultura del vino per omaggiare il dio Bacco/Dioniso – secondo la mitologia, l’inventore di questa bevanda - durante le loro celebrazioni.

Sellano, e l’Umbria più in generale, da questo punto di vista non fanno eccezione. A partire dall’età Orientalizzante (dalla seconda metà dell'VIII sec a.C.), quando i mercanti greci giunsero da lontano in questi territori per vendere i loro preziosi manufatti, l’Umbria conobbe e importò il sistema di coltivazione della vite ad alberello, che produceva un vino di buona qualità rispetto a quello fino ad allora prodotto e consumato. Tradizione di commerci che in Umbria ebbero il massimo splendore dal medioevo con le attività della forgia e dello speziale che indusse anche alla produzione e allo scambio, oltre che di spezie e pozioni medicamentose, anche a quella di uve e vini per ristorare i ricchi mercanti in passaggio.


La vite "maritata"

L'origine di questo tipo di coltivazione della vite si perde nella notte dei tempi, come pocanzi anticipato già dal tempo degli etruschi dal 750 al 500 a.c. con le proprie espansioni dall'originaria Toscana, verso il Lazio, La Campania, parte dell'Umbria Emilia Romagna e Veneto.  Questi popoli già coltivavano la vite, tradizione che fu poi trasmessa ai Romani che coniarono il termine. Si produsse così la vite "maritata", detta anche alberata, piantata, a festoni, a pergola: una pratica di coltivazione che “sposava” la vite ad un albero (l’olmo, l’acero campestre, il pioppo, gli alberi da frutta) assecondando così il comportamento naturale della pianta che tende ad arrampicarsi sulle essenze circostanti. Questo nuovo vitigno di tipo domestico venne adattato nel preesistente sistema di viticoltura a sostegno vivo, venendo adoperato al posto della vite selvatica.

Tacuina Sanitatis (XIV Sec.)

Si ottennero così due differenti modalità di vinificazione: la prima, quella greca, più adatta a una monocultura intensiva e pertanto difficilmente associabile a colture erbacee (in latino vinea). La seconda, quella della vite maritata (arbustum), che si prestava, invece, a una coltura promiscua, fatta da orti, da campi coltivabili, tutti percorribili e lavorabili al di sotto della trama dei tralci di vite sospesi in alto agli alberi tutori.

È quest’ultima tecnica quella maggiormente utilizzata in Umbria fino ad epoca molto recente, anche come conseguenza della diffusione di un sistema mezzadrile maggiormente orientato verso una coltura promiscua di auto-sussistenza.

 

Il vino e i piatti natalizi di Sellano

I vitigni principali utilizzati nella produzione dei vini in Umbria sono prevalentemente a bacca scura: Sagrantino, Montepulciano, Sangiovese ma anche Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Pinot Nero e Merlot. I vini umbri più famosi e degni di nota sono ad es.: il Sagrantino di Montefalco DOCG, il Grechetto DOC, l'Orvieto Classico DOC, il Torgiano Rosso Riserva DOCG e molti altri. Nel Sellanese sembra più radicata la produzione di uve bianche. In Valnerina, la coltivazione di uve fino ai 1000 metri di quota è realtà quotidiana. Si sta terminando un progetto di piatumazione di viti (oltre 120 ettari) fino ai 1400 metri di quota, con prevalenza di vitigno Pecorino.

In Umbria si producono sia bianchi in purezza che vini di assemblaggio, ad esempio con lo Chardonnay. Altre uve a bacca bianca sono la Malvasia Bianca, il Verdello, il Canaiolo Bianco, il Procanico e il Trebbiano Toscano.

Anche in questo caso, Sellano non ha fatto eccezione. Durante i giorni di festa i suoi abitanti abbinavano a prodotti tipici del territorio come tartufi neri, insaccati come il Ciauscolo e i prosciutti, formaggi e lenticchie, carni servite tradizionalmente allo spiedo e le due rinomate torte, la Fojata salata e la dolce Attorta, vini locali bianchi, rossi, rosati e novelli derivati anche dalla coltivazione della vite maritata.

Ancora oggi, questo antico borgo di incontaminata bellezza celebra la sua tradizione culinaria attraverso prodotti e piatti legati al territorio, ma mai senza un buon bicchiere di vino ad accompagnare. Del resto, cosa c’è di meglio di una bottiglia di vino per brindare durante le feste? Cin cin!

 


Immagine copertina: Raffaello Sorbi - La festa della vendemmia (1893) - Wikimedia
Immagine corpo testo: tavola dal "Tacuina sanitatis" (XIV sec.) - Vendemmia su vite maritata

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